primo marzo nel mediterraneo

Tutto è iniziato con l’insurrezione tunisina, che ha portato alla fuga
di Ben Alì il 14 gennaio e la caduta del governo del suo partito (RCD)
dopo un regime corrotto e dittatoriale durato 23 anni.
Poi è stata la volta di Mubarak in Egitto, despota dell’Egitto che ha
governato con uno stato di emergenza durato trenta anni, costretto a
fuggire dalla determinazione delle manifestazioni di piazza durate
diciotto giorni. Poi è stata la volta del Marocco, dell’Algeria, dello
Yemen, del Bahrein, dell’Iran e infine ancora dell’insurrezione popolare
in Libia contro i governo delle multinazionali di Gheddaffi e
Berlusconi. E non è ancora finita!

Siamo di fronte ad una trasformazione politica e sociale profonda, ad
una rivoluzione che sta attraversando le società del mondo arabo e che
trasforma in maniera imprevedibile i rapporti politici, sociali e
culturali tra le due sponde del Mediterraneo.

Il primo marzo è una giornata di sciopero e di lotta nata per ricordare
come l’Italia e l’Europa non possano vivere senza i migranti e per
generalizzare lo strumento dello sciopero come strumento di lotta
politica. Per noi ciò significa che essere migranti significa anche
essere lavoratori, sfruttati, senza casa, discriminati e ci riconosciamo
compagni e compagne di chi è in questa situazione e vogliamo lottare
insieme perchè condividiamo lo stesso paese e mangiamo lo stesso pane.

Abbiamo sempre concepito la migrazione e la libertà di circolazione in
generale come un mezzo per la liberazione individuale e collettiva e per
questo ci opponiamo alle limitazioni della libertà di movimento di tutti
ed alla costruzione di un sistema repressivo su basi razziste ovvero il
circuito dei Pacchetti sicurezza, misure speciali di polizia, centri di
detenzione (CIE).

Oggi però le cose cambiano: i governi europei e per primo il governo
mafioso e razzista del PDL e della Lega Nord temono che la diffusione di
un desiderio ed una pratica radicali di democrazia e di libertà sulla
sponda sud del mediterraneo metta fine ai profitti delle loro
multinazionali (ENI, Ansaldo, Finmeccanica, Impregilo in Libia,
Benetton, Miroglio, Piaggio in Tunisia e la lista è lunga. Il governo
agita lo spettro della pressione migratoria per imporre l’ennesimo giro
di vite.
Il ministro Maroni ha proposto pochi giorni fa di trasformare l’ex-base
NATO di Mineo (CT) in un campo di concentramento per tutti i rifugiati
regolarmente ospitati nei CARA in tutta italia e nelle decine di
strutture gestite dal privato sociale, presenti anche in Toscana. La
proposta sta ricevendo aspre critiche dalle ONG umanitarie e pensiamo
che riceverà una dura resistenza da parte dei rifugiati. Quello che è
certo è che di fronte ad una esigenza di libertà e di sicurezza da parte
di popolazioni massacrate nelle strade lo Stato italiano risponde
schierando la Marina e la Guardia di Finanza e allargando l’infame
circuito dei centri di detenzione amministrativa.

Quando dicevamo che i CIE sono dei lager qualcuno pensava che stessimo
esagerando. Oggi è sempre più evidente che da una parte ci sono gli
agguzzini, i torturatori e gli oppressori e dall’altra un popolo che
lotta per la sua liberazione.
Questo primo marzo vogliamo che il mediterraneo sia unito e che sia un
esempio per tutti i migranti e gli italiani che ancora pensano che la
libertà e la giustizia si possano mendicare.

NO AI RESPINGIMENTI
NO AI CIE NO, NO AL LAGER DI MINEO, NO AI LAGER PER I RIFUGIATI
SOLIDALI CON I RIBELLI IN TUTTO IL MEDITERRANEO
TUTTO PER TUTTI!
BERLUSCONI  DEGAGE!

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